Si può parlare di denim (in)sostenibile?

Ebbene!

Dopo avervi consigliato la camicia di jeans e i pantaloni di jeans, ecco che mi è rimbalzato il problema in testa.

Il denim è uno dei tessuti più usati e più longevi al mondo…tutti ne abbiamo almeno uno per colore, almeno due per dimensione (shorts, lungo, a zampa) e forse almeno 3 per tipo di lavaggio (rovinato, bucato, chiaro, blu scuro, ecc.).

Ok! ne abbiamo tutti parecchi in armadio, questo è evidente.

 

Quanto inquinano?

 

Parecchio!!

Nel web trovate tante inchieste, tanti studi iniziati ormai da decenni. Sappiamo che dalla coltivazione del cotone (spesso intensiva), alle (poche o nulle) tutele dei lavoratori i problemi sono tanti.

 

Seguono i trattamenti necessari per raggiungere il blu intenso del tessuto, oppure per donare al denim il tipico look slavato o usurato.

Tinture sintetiche, sciolte con agenti chimici nocivi come il ditionito di sodio, contaminano l’acqua impiegata per i lavaggi del capo finito, tecnica con cui si arriva a consumare fino a 80 litri per paio.

Che fare?

Ci sono tante realtà che già hanno affrontato il problema, una ed è italiana (milanese!) si chiama Blue of a Kind, smonta e ricompone capi vintage e second-hand o riassembla tessuti di stock.

 

La varietà delle tele rende ogni paio un pezzo unico: all’inizio veniva percepito come un difetto, oggi che le persone capiscono il valore aggiunto è visto come un plus.

L’azienda dal 2017 è cresciuta ed ora collabora con tante aziende anche oltre oceano. Bravi!

 

Tra i colossi invece bisogna citare Levi’s che da anni sta affrontando il problema e cercando soluzioni reali.

 

Ha presentato un paio di jeans plant based realizzato al 98% con materiali vegetali (con un misto cotone-canapa).

Ha inoltre eliminato sostanze chimiche dannose nella catena di produzione, ma di recente sta facendo di più. Con il progetto Screened Chemistry oltre a limitare alcune sostanze, esamina ogni formulazione prima che entri nella catena di produzione, il che significa individuare le migliori alternative ed eliminare le sostanze dannose prima dell’avvio della produzione.

Avanti così!

I consigli poi restano i più semplici:

lavarli solo se realmente sporchi, a basse temperature, altrimenti basta metterli al sole a prendere un po’ di aria!

Comprarli second hand: saranno già con un effetto vissuto, costeranno quanto una pizza, e potranno essere comprati anche al kg!

La nuova realtà dello shopping sostenibile è diventato proprio l’acquisto sopra la bilancia!

Io ho scoperto Vinokilo, una tribù di giovani amanti del vintage che organizzano eventi in tutta Italia!

https://vinokilo-italia.com

E voi che ne pensate?

Lasciatemi la vostra :))

Novella